Solo 27 anni, ma alle spalle una carriera lunga e piena di scelte coraggiose. Simone Mastromattei, centrocampista in maglia amaranto da ben 4 anni, ha cominciato a giocare a calcio che non aveva iniziato le scuole elementari; dopo 3 anni passati ad allenarsi all’Axa, ad appena 8 anni, si trasferisce al Casalpalocco dove poco dopo Andrea Stramaccioni, allora allenatore della Romulea, lo chiamò per diventare dei suoi. Dopo due anni tra le fila della Romulea, Mastromattei gioca nel campionato allievi con l’Urbetevere.
Il suo esordio in Serie D è a soli 16 anni a Montevarchi, ma scende in campo anche per la Serie B a Grosseto, quando decide di sposare un progetto ambizioso come quello di Pomezia: in 3 anni la squadra pontina ha scalato i campionati salendo dall’Eccellenza fino alla Serie C. Chiuso il sogno Pomezia, Mastromattei è ripartito in giro per l’Italia nelle formazioni di Serie D: prima Arezzo poi Sora e, infine, Trastevere.
“Ero piccolo quando decisi di investire su me stesso e lasciare casa e affetti – ha raccontato Simone – sono stato costretto a lasciare anche la scuola, che ora ho ripreso e intendo concludere con il diploma. Consiglierei a ogni giovane che inizia questa avventura di fare esperienze lontano da casa: sai che a casa c’è qualcuno che ti aspetta, ma sai che devi cavartela da solo. È una scuola di vita. Mia madre è abituata ai saluti, sia io che io che mio fratello più piccolo abbiamo intrapreso questa bellissima strada e abbiamo girato l’Italia. Devo tanto a lei, come a mio padre, che ci hanno sempre seguito e hanno sposato la nostra passione”.
Lontano da casa che era ancora adolescente, Simone ha trovato il giusto modo di vivere la sua passione, diventata anche lavoro, nella dimensione dello spogliatoio che ha trasformato in una nuova famiglia, una palestra per imparare ad affrontare la vita guardandola da un altro punto di vista.
“Ho avuto la fortuna, rispetto a tanti che cambiano ogni anno, di restare per più tempo nelle società che ho incontrato, come con il Trastevere: preferisco rinunciare a qualcosa, ma legarmi a un progetto vicino ai miei principi. Lo scorso anno penso sarà ricordato da tutti come il fiore all’occhiello nella carriera; alla fine alcuni hanno fatto delle scelte diverse, io ho tirato fuori tutta la mia forza di volontà per restare qui e per far restare il nocciolo duro dello scorso anno. Separarsi da alcuni è stato difficile, ma chi è rimasto ha la mentalità giusta per andare a braccetto con la società e ci siamo portati dietro tutti i nuovi arrivati. Prima del calciatore vedo l’uomo e i nuovi entrati sono uomini che meritano”.
Mastromattei nella sua carriera ha preferito restare integro e fedele ai progetti che di volta in volta ha sposato, piuttosto che cedere al dio denaro. Le proposte dopo la splendida stagione 2016-’17 non sono mancate, ma Simone sentiva che c’era ancora qualcosa di inconcluso al Trastevere. “Quando 4 anni fa ho deciso di tornare a Roma e di accettare la proposta del Trastevere ho visto che c’erano potenzialità importanti e, pur venendo dalla Serie D, ho preferito fare un passo indietro per farne due in avanti. Il Presidente ha approvato tante mie scelte e me l’ha dimostrato. Lealtà e rispetto sono principi che ora apprezzo più di prima. Ho un bel rapporto con la famiglia Betturri, sono persone vere, con valori e principi che si allineano ai miei. Sogno di portare questa famiglia, la famiglia del Trastevere calcio, nel professionismo, sarebbe il coronamento di un percorso che è partito da niente. L’uomo che sono diventato lo devo anche al percorso in questa società”.
E proprio al Trastevere Stadium ha festeggiato le 100 presenze in maglia amaranto lo scorso 9 dicembre, nella partita contro il Sassari: “La centesima partita col Trastevere è il riassunto del percorso fatto nella società: eravamo sotto 1-3, poi abbiamo pareggiato e all’ultimo abbiamo vinto”.
Un bel rapporto anche con Vendetti, altro mister 100 della squadra del Rione celebrato poche giornate prima, che Mastromattei definisce “buono, pacato, che non esce mai fuori dagli schemi, un ragazzo di altri tempi” sottolineando come sicuramente dietro ci sia “l’educazione di una famiglia splendida, di due genitori che amano i figli in maniera assoluta, facendo sacrifici”.
Oggi, insieme a Vendetti, Mastromattei è fra i veterani della rifondata squadra di Trastevere e inevitabilmente ne è anche un pilastro, un punto di riferimento fuori e dentro lo spogliatoio. Ci tiene a ricordare chi invece è stato per lui, giovane calciatore, uno dei pilastri della vita calcistica: Daniele Proietti suo capitano per tre anni a Pomezia. “Mi ha fatto capire tante cose a cui solo oggi riesco a dare il vero valore”.
La mancata vittoria dell’anno scorso continua ad essere un punto dolente per i leoni di vecchia data. “Siamo partiti come Cenerentola e stare tutto l’anno in testa alla classifica è stato incredibile. L’epilogo della stagione è stato un insegnamento di vita: stai in cima al mondo e ci metti un attimo a cadere. Ma abbiamo anche capito che non bisogna mollare mai, anche se eravamo quasi convinti di farcela e invece non ce l’abbiamo fatta. Vincere il campionato avrebbe cambiato tante cose, ma l’insegnamento rimasto rimane aldilà della vittoria o della sconfitta”.
Nelle scelte professionali, che si sono inevitabilmente intrecciate con le scelte di vita, Mastromattei ha messo una dose di azzardo fiutando la bontà dei progetti che gli sono stati presentati: “Ho scommesso e fino ad oggi penso di aver vinto”.