Ogni mattina nello spalancare al caldo sole le imposte della mia camera m’appare il “Puff”.
Tanti anni fa Lando Fiorini ebbe a dirmi “io la mia immensa, dolorosa e felice passione l’ho per intero materializzata nel Puff”.
Davvero questo locale-teatro-ristorante lui l’ha concepito e realizzato a sua immagine e somiglianza, a misura del cantante, dell’attore, dell’autore teatrale, del cabarettista, del ristoratore.
Architetto lui stesso, artefice di questa casa, palcoscenico tutto suo.
E questo palcoscenico rappresenta Trastevere, il Rione, che custodisce il cuore di Roma e ne incarna l’essenza.
Quell’essenza che si materializza nella canzoni romane, inni alla città e testimonianze d’amore dove emerge poesia e fierezza dei romani.
Lando Fiorini prima di essere un artista era un uomo colto e appassionato, con la sua voce garbata, spesso con toni levigati come sassi di fiume, esprimeva la romanità più affabile, squisita, colta e disincantata. E’ stato sempre fedele alle proprie radici, alla propria storia e alla propria cultura interpretando ciò che è il patrimonio romano, fatto di generosità, accoglienza e rispetto verso gli altri, che lui eseguiva con toni educati e privi di volgarità.
Indimenticabili le interpretazioni delle canzoni più belle della nostra Città ed in particolare quelle del nostro Rione da Ciumachella de Trastevere a Li fiori Trasteverini, da E’ ‘na ragazza Trasteverina a Stella Trasteverina e molte altre, senza dimenticare la sua memorabile interpretazione della struggente “Casetta de Trastevere”, accorato racconto-denuncia degli sventramenti urbanistici operati nel nostro Rione, in cui assieme alle casette vennero estirpati anche gli abitanti e il loro patrimonio culturale.
Risaputo il suo tifo calcistico giallorosso; tuttavia, dopo che il Trastevere Calcio è risalito in Serie D Lando non nascose mai di sostenere pure la squadra del Rione, in cui tra l’altro, giocava suo nipote Lorenzo, che abbraccio affettuosamente insieme al papà Francesco e a tutta la famiglia.
Questa mattina aprendo la finestra, nonostante il gelido dicembre, i raggi di un sole radioso illuminavano il Tempio di Lando, il “Puff”.
CIAO LANDO!
Pier Luigi Betturri