Laureata in Economia, risk consultant presso Marsh Risk Consulting e amante della lettura. Una ragazza determinata e anche un po’ secchiona. Insomma, il contrario dello stereotipo del calciatore.

Sara Masini, 25 anni appena compiuti, autrice del gol nella seconda giornata di campionato contro la super favorita Ladispoli, ha vestito la fascia di capitano nella partita conclusasi 2-7 per la squadra del litorale.

Amante del calcio fin da piccolissima, Sara ha iniziato a giocare a pallone insieme al papà. Durante l’ora di educazione fisica a scuola si distingueva per bravura anche fra i compagni maschi, ma poi non veniva scelta per i tornei. “Da piccola ero un po’ esclusa perchè femmina – racconta – per questo fino a pochi anni fa non ho giocato in una vera squadra”.

La sua prima esperienza calcistica è stata a 20 anni, nella squadra universitaria della Sapienza di cui era capitano, la Stabilo Boss, con la quale ha disputato per due anni il campionato amatoriale invernale. Poi è passata alla AB1FM e l’anno successivo la squadra è confluita nell’Atletico Roma Calcio (poi AS Roma Calcio a 5) che militava nel campionato di Serie D. Una carriera iniziata tardi, ma che ha dato subito i suoi frutti. Finchè l’anno scorso Sara è stata costretta ad uno stop forzato durato setti mesi. “Ho avuto un cavernoma – racconta oggi con serenità – ho sentito la necessità di cambiare, sia per motivi organizzativi, ma soprattutto per motivi di salute. Mister Marchetti è stato molto comprensivo e mi ha permesso di fare la prova per la squadra quando ancora non era sicuro che potessi continuare a giocare. Per fortuna il responso medico è stato positivo anche se, per precauzione, gioco con il caschetto”.

Sara Masini

La sua passione per il calcio è talmente forte che, oltre a superare le difficoltà di salute, la spinge a viaggiare per ore per partecipare agli allenamenti. Sì, perchè in questo periodo il suo lavoro la porta a Terni e, pur di tornare dalla sua nuova squadra, Sara si mette in macchina dopo una giornata di lavoro per trascorrere quelle che, a detta sua, sono le 2 ore migliori della giornata.

Non le conosceva le sue compagne prima di approdare al Trastevere, ma fra loro si è creata una bella sintonia: “Veniamo da contesti diversissimi, ma abbiamo in comune la passione per il calcio e ci siamo amalgamate subito, cosa che non è scontata”.

Da bambina amante dei tacchetti piuttosto che delle punte, Sara spera che si superino gli stereotipi: “Ancora esistono pregiudizi rispetto alle donne in questo sport. Mi capita di vedere genitori restii a iscrivere le bambine a calcetto. Spero che parlando di più del calcio femminile si possano superare i classici stereotipi”.